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giovedì 18 febbraio 2016

LA CRISI DI MEZZA ETA' DELLA MARLENE (CHE PROBABILMENTE COINCIDE CON LA MIA)



"Di ciò di cui non sai meglio non dire mai. Molto sa chi non sa se tacere sa"

Ridendo e scherzando i Marlene Kuntz con Lunga Attesa (uscito il 29 gennaio) sono giunti al decimo disco. Decimo senza contare i tre live, i quattro ep e i sei best of. I ragazzi stanno in giro dai primi anni '90 e ormai non sono più tanto ragazzi (Cristiano Godano e Riccardo Tesio sono dei classe '66, Luca Bergia è un '68) e nei loro oltre vent'anni di carriera hanno vissuto un notevole percorso non privo di critiche ma anche pieno di riconoscimenti.


Va detto i MK hanno sempre dovuto convivere col peso (ma poi lo sarà veramente per loro?) di quei fan che dal terzo disco in poi la menavano con frasi del tipo "eh ma non suonano più come prima", "eh ma si sono ammorbiditi", "eh ma una volta erano più genuini", "eh ma si sono venduti" e in generale tutte quelle frasi dette da chi non riesce ad accettare che solo gli artisti incapaci fanno sempre e solo lo stesso disco per tutta la carriera.

Dunque in questa ottica va visto Lunga Attesa? Un disco che ritorna alle origini per la gioia dei fan di vecchia data? Non proprio.
Perchè una cosa che sanno fare benissimo i MK è quella di prendere in giro i propri fan. Chiaramente non tutti fan, solo quelli che rompono i coglioni.
Il disco è una sorta di riassunto delle puntate precedenti fatto di inediti (come ad esempio Hail to the Theft dei Radiohead) in cui si possono riconoscere sonorità che spaziano da Catartica a Nella tua luce passando per Il Vile, Che cosa Vedi e Bianco Sporco.

In generale è un disco che mi piace molto ma c'è un ma: i testi ad esempio mi sembrano meno ispirati rispetto al disco precedente seppure Cristiano Godano rimane un ottimo costruttore di testi (con una proprietà di linguaggio che ha pochi eguali nella penisola) ma se si togliesse, o quantomeno riducesse, quella fissa di cambiare l'accentazione delle parole per farle entrare in metrica sarebbe un compositore anche migliore.

Concludo dicendo una cosa molto impopolare: questo disco sarebbe un bel modo di chiudere i MK, perchè le storie più belle sono quelle che finiscono, perchè a una certa puoi anche fare altre cose che possono venire bene oppure no (ma è questo il bello, rimettersi sempre in gioco) e perchè se si deve finire come certi vecchi tromboni che non sanno quando è l'ora di smettere è meglio fermarsi quando la candela ha ancora della cera da bruciare.
Va da sè che quando uscirà l'undicesimo disco (tranquilli che tra un paio d'anni esce) sarò pronto a cacciare il soldo al negoziante di turno.

"Di ciò di cui non sai meglio non dire mai. Molto sa chi non sa se tacere sa"

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