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lunedì 10 febbraio 2014
REVIVAL ANNI 00
Periodicamente mi succede questa cosa che mi viene la voglia di recuperare dei dischi di un certo genere.
Due anni fa mi sono recuperato alcuni dischi del progressive dei seventies, un anno fa di quel genere che la gente è usa chiamare grunge.
A questo giro mi è venuta la voglia di recuperare alcuni dischi usciti fra il 2000 e il 2009.
Perche? E che ne so. Tant'è.
A seguire sproloqiuio su alcuni dischi che ho ascoltato di recente che sono stati pubblicati in quelli che si possono definire anni 00 del nuovo millenio.
Il primo disco degli Arcade Fire è un disco che facilmente si potrebbe bollare come un disco tipico dell'Indie-Rock(detto che tale termine non voleva dire un bel niente prima e che non vuole dire un bel niente anche adesso).
Al primo ascolto ho pensato: si ok, carino ma niente più, e invece già al secondo ascolto si sente che un qualche senso qualche disco ce lo ha. Cioe, se uno pensa all'Indie-Rock dice, si è cosi, e invece questi canadesi hanno una ragione di essere. Già al terzo ascolto mi sono accorto che non sono dei paraculi ma hanno qualcosa di interessante. Sarà che Une Année Sans Lumiere è una canzone di un certo livello pur non essendo un capolavoro. Sarà che il disco più lo si ascolta più ti entra dentro. Non lo so. Mi sembra che sto Funeral mi pare proprio un bel disco. Fatto sta che sti Arcade Fire mi sembrano un gruppo che vale la pena di approfondire.
Ammetto che su questo disco ero partito piuttosto prevenuto. Mi aspettavo il solito disco nu-metal simil Korn e sticazzi. Per essere chiaro mi aspettavo che fosse una mezza merda inascoltabile e invece. Invece è un bel disco che non lesina passi falsi tipo Elite(piuttosto inascoltabile) ma che regala parecchi momenti meritevoli. Passenger è un'autentica sorpressa per il sottoscritto. Come dire, se tutto il nu-metal fosse come questo disco, avercene di dischi come White Pony.
Questo primo disco degli Editors suona come un disco degli Interpol. Ma fino a qui non sarebbe un problema. Il fatto è che anche il cantante ha la stessa linea vocale di Paul Banks degli Interpol e nemmeno si sforza ad avere un tipo di cantato diverso. Per cui gli Editors sarebbero un gruppo interessante se non esistessero gli Interpol. Ma dato che esistono. C'è da dire che le cose migliori di questo disco vengono dai lenti, che sono il vero punto di forza.
Dovrei ascoltare i dischi successivi per farmi un'idea definitiva su questo gruppo.
I Libertines sono la versione anni 00 degli Stone Roses. Ci sono pochi cazzi. Sono rock e sono pop esattamente come erano gli Stone Roses. Per cui se gli Stone Roses vi fanno cagare, vi faranno cagare anche i Libertines di questo Up The Brackets. Se invece vi piacciono avete capito cosa voglio dire.
Non fatevi fottere. Questo è un discone. In pratica sono gli At The Drive-In di In/Casino/Out(altro discone) con l'aggiunta di una buona dose di psichedelica progressiva. Ascoltatelo. Difficilmente ne rimarrete delusi. Io avevo zero aspettative su questo disco e invece ne sono rimasto incantato.
Un disco perfetto. Tutti i suoni stanno al posto giusto. Ogni nota, ogni riff, ogni parola del cantato stanno dove dovrebbero stare. Un disco perfetto, appunto. Questo però e il miglior pregio ma la contempo il peggior difetto di questo disco che dopo i primi tre ascolti è un disco notevole ma dopo un pò viene a noia. Sia chiaro, è un disco meritevole ma che dopo un po, c'è anche di meglio in giro.
Cosa succede se si mette insieme Damon Albarn (uno dei migliori musicisti inglese in giro al momento), Simon Tong (già chitarrista dei Verve) e Paul Simonson (bassista dei Clash)? Che ti viene fuori un disco di un certo livello. Che suona come la naturale evoluzione dei Blur sentiti in Think Tank. Che poi la sola traccia finale che ha lo stesso nome del gruppo ti vale tutto il disco ed è una delle robe migliori che il Regno Unito ti abbia prodotto da un bel pò di tempo a questa parte.
Di questo disco ne ho sempre sentito parlare come un disco che spaccava di tutto e di più. Come la nuova deriva del rock inteso nel nuovo millennio. Eppure mentre lo ascoltavo ero lì a chiedermi: ma chi mi ricorda? E all'improvviso l'incoscienza: Beck. Ecco chi mi ricordava. Sto disco suona maledettamente come un disco di Beck. Ed è un gran complimento, perché questo Yankee Hotel Foxtrot scorre per tutti i suoi cinquantun minuti come una manna che lascia un senso di ascoltare un bel disco dall'inizio alla fine.
Boh, forse è il disco sbagliato per farsi un'idea di chi o cosa sono i White Stripes. Fatto sta che questo Elephant mi ha proprio deluso. La maggior parte delle canzoni vanno avanti per inerzia senza sapere dove vogliano arrivare. Tolte le due canzoni più famose(Seven Nation Army e The Hardest Button to Button) il resto lascia il tempo che trova. Eppure alla traccia otto arriva una Ball and Biscuit che dà un'idea che i White Stripes sappiano quello che fanno. Magari i dischi prima(o quelli dopo) sono dei maggiori referenti. Comunque questo disco è veramente poca cosa.
Detto ciò, mi riservo di approfondire i gruppi di cui ho parlato per avere un'idea più estesa.
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